
Nel giorno dell’entrata in vigore del piano europeo per la riduzione del consumo di gas del 15% in tutti i Paesi membri arriva l’allarme lanciato da uno studio di Unicusano, Roma Tre e altre università straniere. È stata dimostrata la stretta correlazione tra consumi energetici e PIL nel breve periodo: con il taglio deciso in Europa l’Italia potrebbe veder svanita la ripresa economica. Le uniche speranze potrebbero arrivare da nucleare e fonti rinnovabili
Taglio gas in vigore
Il taglio europeo al consumo di gas entrato in vigore è stato varato per far fronte alla crisi dei prezzi dell’energia dovuta alla guerra in Ucraina. “Considerato il pericolo imminente per la sicurezza dell’approvvigionamento di gas causato dall’aggressione militare russa contro l’Ucraina – si legge in Gazzetta Ufficiale – questo regolamento dovrebbe entrare in vigore con urgenza”
L’obiettivo del piano è quello di riempire le riserve di gas per farsi trovare pronti al prossimo inverno. Il regolamento afferma che i Paesi dell’Ue “faranno del loro meglio” per ridurre il consumo di gas di “almeno il 15%” tra il mese di agosto di quest’anno e marzo 2023, in base a quanto hanno consumato in media nei cinque anni precedenti.
Se la Commissione europea vede emergere una “grave carenza di approvvigionamento di gas” o una domanda di gas eccezionalmente elevata, può chiedere ai Paesi di dichiarare lo stato di allarme dell’Ue che renderebbe vincolanti i tagli al gas. Sebbene l’Ue non abbia incluso il gas russo nelle sanzioni contro Mosca per la guerra in Ucraina, il Cremlino ha comunque tagliato drasticamente le forniture ai Paesi europei, rendendo necessaria un’azione per evitare danni derivanti dalla carenza di approvvigionamenti. Secondo quanto prospettato dal ministro Cingolani per l’Italia la riduzione dei consumi si dovrebbe attestare attorno al 7%.

Drammatiche conseguenze
Uno scenario che rischia non solo di compromettere la ripresa economica dell’Italia ma allontanerebbe anche l’uscita dalla crisi attuale, con pesanti conseguenze per il tessuto economico e sociale. Secondo infatti l’ultimo studio internazionale condotto dai professori di alcune università europee, tra cui Marco Mele, docente di Politica Economica ad Unicusano e Cosimo Magazzino, docente di Politica Economica dell’Università di Roma Tre, pubblicato sulla prestigiosa rivista di settore “Energy Reports”, la correlazione fra consumi energetici e la crescita del PIL sarebbe così stretta da governare lo stato di salute di un Paese e la sua prosperità socio-economica.
Il legame tra energia e crescita economica
Lo studio ha evidenziato una relazione bidirezionale tra consumo di energia e crescita economica italiana analizzando un arco temporale molto lungo, dal 1926 al 2008. “Più nel dettaglio – dichiarano i docenti Marco Mele e Cosimo Magazzino – l’analisi dimostra che se si prendono in considerazione intervalli temporali molto brevi e le relative bande di frequenza, gli effetti dei consumi energetici sulla crescita del PIL sono evidenti. Pertanto una politica volta alla riduzione del consumo di gas potrebbe generare una riduzione del PIL del Paese”.
Sempre secondo l’indagine di Unicusano, “nel lungo periodo è forte il flusso causale che va dal PIL ai consumi energetici: in quest’ottica qualsiasi politica di risparmio energetico – come l’aumento delle tariffe – di fronte a una politica di efficientamento energetico, non dovrebbe avere un impatto negativo sulla crescita economica”.
Il Pil del futuro
Partendo quindi dalle due variabili consumo di energia e Pil con l’analisi delle reciproche influenze in un arco di tempo così lungo, il team di studiosi ha sfornato un modello per delineare il PIL reale del futuro. “Dimostrati gli effetti dei consumi energetici sulla crescita del PIL – continuano i professori– possiamo affermare che una politica volta alla riduzione del consumo di gas potrebbe generare una riduzione del PIL dell’Italia che va da 2,61–2,85 anni a un massimo di 3,5 anni. Quindi, una riduzione di gas – così come prospettato dal Consiglio UE – avrà quasi sicuramente un effetto avverso sulla ripresa economica del nostro Paese che verrà scontata nei prossimi anni”.
Le possibili contromisure

Secondo gli economisti le possibili soluzioni passano dalle fonti rinnovabili e dall’energia nucleare. “Le fonti rinnovabili oggi sono in grado di produrre poca quantità di energia, sono ancora legate a eventi imprevedibili e dipendono dalle condizioni metereologiche. È importante perciò investire su di esse per potenziarle e intraprendere un graduale svincolamento da gas, petrolio e carbone. In questo, è importante rilevare l’urgente bisogno del ritorno dell’Italia al nucleare, come dimostreremo in un nostro studio di prossima pubblicazione”.