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La vera recessione arriverà nel 2023, l’analisi di Antonio Cesarano

Recessione

La recessione arriverà ma i veri problemi si materializzeranno per reddito e occupazione solo nel 2023. Questo il giudizio di Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte, Investment bank indipendente leader in Italia e punto di riferimento per gli investitori istituzionali italiani e internazionali nel segmento delle mid & small caps. Non solo ci offre un’analisi della situazione ma anche una previsione delle prossime dinamiche e consigli pratici in cosa puntare nei vari mercati.

Recessione in due tappe

Recessione

In sostanza vedremo due forme di diverse di recessione, una di tipo tecnico nel 2022 a cui se ne accompagnerà un’altra decisamente più concreta per famiglie e imprese.  «È probabile una recessione in Europa verso fine anno, causata principalmente dall’elevata inflazione cui si sta aggiungendo la strozzatura russa sul gas, che frena la Germania e, di conseguenza, anche altri paesi collegati alla Germania.

Negli Usa la recessione è probabile nel corso del 2023, come anticipato dalla curva dei tassi, invertitasi ad inizio aprile e poi di nuovo e più marcatamente a luglio (2-10 anni). Il momento della recessione più vicino sarà segnalato probabilmente dall’inversione del 3 mesi-10 anni. Il 2-10 anni vede bene da lontano, il 3 mesi -10 anni vede bene da vicino.

Escludo la recessione USA nel 2022 se non di tipo tecnico. La vera recessione comporta da manuale una caduta del reddito e dell’occupazione, fenomeni che dovremmo vedere più realisticamente nel 2023. La recessione tecnica che potremmo vedere nel 2022 potrebbe invece essere una recessione solo simbolica, ossia rallentamento della crescita ma mercato del lavoro ancora forte. L’arrivo delle recessioni citate, poco alla volta, ammorbidirà le banche centrali fino a comportare un’inversione di politica monetaria e quindi il sole potrebbe tornare a splendere tra fine anno e più realisticamente in ottica 2023, grazie al ritorno di un regime di tassi bassi e potenzialmente l’arresto del Quantitative tightening».

Recessione, cosa farà la Fed?

Dopo le parole di Powell dei giorni scorsi rimane cruciale capire come si comporterà la Fed americana, considerato il ruolo di traino nei confronti anche della Bce. Il presidente della Fed ha sottolineato due aspetti interessanti: occorrerà rallentare il ritmo di rialzo dei tassi con un livello raggiunto di 2,25-2,5% definito di neutralità.

«Un Powell più morbido nei toni rispetto a giugno che ha anche aggiunto la rassicurazione che la normalizzazione del bilancio richiederà 2-2,5 anni, ossia graduale nel tempo (al ritmo di 95 miliardi di dollari mensili che equivarrebbe a circa 2200-2800 miliardi di dollari, ossia il ritorno ai livelli di bilancio di metà 2020). I tassi stanno iniziando a calare da giugno, ossia da quando il Quantitative Easing su scala globale  non c’è più ed anzi, in diversi casi, è in atto il Quantitative tightening e soprattutto siamo in un contesto di inflazione intorno al 9%».

Recessione,ricchezza sempre più anziana

Recessione

La ricchezza si sta sempre più concentrando nella fascia di popolazione più anziana, tradizionalmente contraria al rischio e più amante dei bond che ricevono un flusso crescente di domanda, dovuto principalmente all’invecchiamento della popolazione. « Se il trend calante dei tassi durerà fino a fine anno con tassi personalmente attesi intorno allo 0-0,50% sul bund e 2-2,50% sul T-note a 10 anni, sarà l’ennesima evidenza che i Quantitative Easing amplificano ma non determinano il trend. Le cause, come confermato da un numero crescente di papers sul tema, sono da ricercarsi nel trend di invecchiamento unito a disuguaglianze crescenti. In questi giorni, non a caso, nell’offerta commerciale delle banche stanno risputando le polizze ramo1, molto gradite da una popolazione avversa al rischio».   

Recessione, consigli pratici

Partendo da questi tipi di analisi, questi i consigli di Cesarano per i prossimi mesi:

aumentare l’esposizione sui govies e in ambito credito preferire quelli euro

sul mercato azionario preferire il growth con un occhio alla Cina che poco alla volta sta dando segnali di interessamento alla crescita (anche dopo la notizia dei prestiti della PBOC – Banca centale cinese verso le banche per supportare il mercato immobiliare)

Sul fronte dei cambi, le tensioni sul tema fornitura del gas russo tengono il cambio EurUSd vicino alla parità. In ottica fine anno, l’emersione di un rallentamento più marcato del dollaro con conseguente fine del rialzo dei tassi Fed, potrebbe poco alla volta riportare in auge il suo deprezzamento

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