Smart working o ritorno in ufficio? La diatriba nell’era post-covid è più che mai viva e non sarà semplice tornare ad un lavoro inteso come accadeva in precedenza. Il cambio di abitudini dei lavoratori di tutto il mondo che hanno iniziato a lavorare da casa o addirittura a diventare nomadi digitali trasferendosi fuori Italia è un qualcosa di probabilmente epocale. Secondo un recente sondaggio citato da Bloomberg gli stessi americani sono letteralmente spaccati tra smart working e ritorno in ufficio. C’è il diffuso timore che il lavoro da remoto possa ostacolare la carriera o portare addirittura al licenziamento. Si fanno anche strada sempre più esperimenti di settimana lavorativa circoscritta a quattro giorni.
Smart working, lavoratori americani divisi
Secondo un sondaggio realizzato da GoodHire tra 3500 lavoratori statunitensi, la tensione sta crescendo sul lavoro tra i dipendenti che sono tornati in ufficio e quelli che hanno continuato a lavorare da casa. Quasi tre quarti degli intervistati ha affermato che le aziende dovrebbero pagare maggiormente i dipendenti in ufficio rispetto ai colleghi che lavorano da casa e due terzi sono preoccupati che i manager considerino più pigri i lavoratori a distanza a tempo pieno.
Allo stesso tempo, un terzo degli intervistati è disposto a lasciare il lavoro per cercarne uno nuovo se costretto a tornare in ufficio a tempo pieno e abbandonare lo smart working. Una quota in calo rispetto allo scorso anno e questo risente probabilmente delle crescenti pressioni all’interno delle aziende. La maggioranza degli intervistati pensa infatti che i dipendenti in smart working siano più a rischio di licenziamento in caso di recessione. Diffusa anche l’opinione che il lavoro da remoto possa rappresentare un ostacolo per la carriera.
Smart working, conflitti in aumento
«Ci sono diversi dati nel sondaggio che mostrano un potenziale e crescente conflitto tra chi lavora da casa e chi in ufficio – ha spiegato a Bloomberg Max Wesman, direttore operativo di GoodHire – è diffusa tra gli intervistati l’opinione che i lavoratori in ufficio godranno di maggiori vantaggi e opportunità di carriera rispetto alle loro controparti che lavorano a distanza». Quasi 6 lavoratori su 10 temono di essere esclusi da importanti riunioni e progetti del team nel caso non siano presenti costantemente in ufficio.
Settimana corta, migliora il sonno dei lavoratori

Lo smart working sembra aver portato miglioramenti nella qualità di vita delle persone che riescono meglio a conciliare i ritmi con il proprio tempo libero, la famiglia e sembrano meno soggetti allo stress. I possibili effetti negativi sono la perdita del contatto con la casa madre, l’alienazione dai rapporti umani diretti ed anche un aggravio di costi, visto a quanto ammontano oggi le bollette di luce e gas. Il passaggio al lavoro da casa avrebbe anche determinato secondo una ricerca della Federal Reserve Bank di San Francisco un aumento consistente dei prezzi delle case e degli affitti.
Negli ultimi anni però oltre allo smart working ha fatto capolino anche una nuova concezione della settimana lavorativa con esperimenti di riduzione a quattro giorni, con miglioramenti tangibili nella qualità del sonno. Secondo la ricercatrice Juliet Schor, sociologa ed economista del Boston College, i lavoratori che sono passati alla settimana lavorativa di 32 ore hanno dormito 7,58 ore per notte, quasi un’ora intera in più rispetto a quando avevano una settimana lavorativa di 40 ore. La ricercatrice sta monitorando oltre 180 organizzazioni a livello globale
Smart working e settimana corta dureranno nel tempo?
Il concetto di settimana corta sta prendendo piede da quando la pandemia ha ribaltato gli orari e ha suggerito l’introduzione di nuove forme di flessibilità in grado di migliorare la vita dei lavoratori. Anche se imprenditori del calibro di Elon Musk (Tesla) e Jamie Dimon (JPMorgan) stanno spingendo affinché i dipendenti tornino all’organizzazione pre-covid (lavoro in ufficio e settimana di cinque giorni), altre aziende di alto profilo stanno approvando le settimane lavorative corte, come Tampa Bay Buccaneers e AMC Entertainment Holdings, aperte ad un maggiore equilibrio tra lavoro e vita privata.
La sfida è anche quella di eliminare il lavoro superfluo e fare in modo che i lavoratori svolgano il loro compito con un giorno in meno a disposizione. Sarà forse per la difficoltà di questo obiettivo che un datore di lavoro su cinque abbandona progetti pilota di questo tipo. Si tornerà dunque presto alla settimana tradizionale ed al lavoro in ufficio? Forse ci sarà un ritorno alle origini ma ormai i vari nomadi digitali che hanno lasciato l’Italia solo con un computer in mano abbracciando nuovi ideali di libertà certamente non torneranno sui propri passi.