L’effetto delle sanzioni rischia di essere particolarmente pesante per il futuro dell’Europa. Lo smarcamento dal gas russo per la chiara presa di posizione in soccorso dell’Ucraina potrebbe avere però un effetto imprevedibile, probabilmente a tutto vantaggio degli Stati Uniti. Stephan Sander-Faes è professore associato di Storia Moderna all’Università di Bergen, in Norvegia. Partendo da un documento che potrebbe essere stato redatto un mese prima dell’inizio della guerra, analizza quelli che potrebbero essere gli scenari di crisi di lungo corso.
Sanzioni, documento anticipava la conseguenze?
Il documento in questione si intitola “Indebolimento della Germania, rafforzamento degli Stati Uniti” e potrebbe essere stato elaborato da Rand Corporation. Il documento viene spiegato dal professor Sander-Faes nel blog di scienza e politica di Tpk, aggiungendo che non ci sono prove sulla sua autenticità ed origine anche se il fatto di essere stato condiviso da Larry Johnson, ex agente della CIA e consulente nel campo dell’antiterrorismo può rappresentare un elemento di attendibilità. A prescindere da questo, rileva il prof. Sander-Faes, gli scenari esposti sembrano del tutto concreti.
Vediamone alcuni passaggi. «L’intera economia dell’UE crollerà inevitabilmente. Non stiamo parlando di un rallentamento della crescita economica, ma piuttosto di una recessione prolungata e di un calo del PIL nella sola produzione fisica del 3-4 per cento all’anno nei prossimi cinque-sei anni. Una tale caduta porterà inevitabilmente al panico nei mercati finanziari e forse li farà crollare.
L’euro cadrà inevitabilmente e molto probabilmente irrevocabilmente al di sotto del dollaro. Un forte calo dell’euro comporterà di conseguenza la sua vendita in tutto il mondo. Sta diventando una valuta tossica e tutti i paesi del mondo ridurranno rapidamente la propria quota di riserve valutarie. Questo divario sarà riempito principalmente con dollari e yuan».
Sanzioni, possibile crollo dell’occupazione
«Un’altra conseguenza inevitabile di una prolungata recessione economica sarà un forte calo del tenore di vita e l’aumento della disoccupazione (fino a 200.000-400.000 unità nella sola Germania), che porterà a una fuga di cervelli di lavoratori qualificati e giovani ben istruiti. Non ci sono letteralmente destinazioni per tale migrazione oggi oltre agli Stati Uniti. Da altri paesi dell’UE è prevedibile un flusso migratorio un po’ più contenuto, ma comunque non trascurabile.
Lo scenario esaminato contribuirà quindi sia indirettamente che direttamente al rafforzamento della situazione finanziaria nazionale (statunitense, ndr). Nel breve termine, invertirà la tendenza dell’incombente recessione economica e, inoltre, consoliderà la società americana distogliendola dalle preoccupazioni economiche immediate. Questo a sua volta ridurrà il rischio nelle elezioni».

Sanzioni, conseguenze imprevedibili
Dopo aver riportato questo stralcio del documento, è particolarmente interessante leggere il commento del professor Stephan Sander-Faes. «Non stiamo parlando di un rallentamento della crescita economica, ma piuttosto di una recessione prolungata e di un calo del PIL nella sola produzione fisica del 3-4 per cento all’anno nei prossimi cinque-sei anni. Una tale caduta porterà inevitabilmente al panico nei mercati finanziari e forse li farà crollare. Per affermare chiaramente queste conseguenze annunciate: il calo del 3-4% della produzione economica nei prossimi 5-6 anni corrisponde all’incirca al crollo catastrofico dell’economia nazionale tedesca durante la prima guerra mondiale».
Nel periodo 1914-19 tutto fu di fatto subordinato all’economia di guerra, quasi tutti i consumi privati furono fortemente limitati o sospesi. Un secondo parallelo storico più recente è la crisi dell’euro circa un decennio fa, in cui le istituzioni finanziarie dell’Europa nord-occidentale con sedi principalmente in Germania, Francia e Paesi Bassi hanno causato all’economia nazionale greca un crollo simile della produzione economica di circa un terzo, come spiega il professore di economia Mark Blyth della Brown University su questo punto».
Sanzioni, l’Europa duramente colpita
Ulteriori elementi sulla plausibilità e la credibilità del documento si possono trovare, ad esempio, in un articolo dell’economista statunitense Michael Hudson (University of Kansas-Missouri), che descrive le implicazioni economiche delle sanzioni come “la terza vittoria dell’America sulla Germania in 100 anni” Il business blogger Yves Smith, diventato famoso durante la crisi finanziaria del 2007/08, ha rilasciato una dichiarazione simile alla fine di agosto e si è chiesto “se l’Europa non stia subendo una sconfitta sul fronte Ucraina“.
«In definitiva – conclude il professor Sander-Faes – è irrilevante se la RAND Corporation e il governo degli Stati Uniti confermino o meno questo documento, le conseguenze delle sanzioni si fanno sentire più fortemente e più gravemente in Europa. In ogni caso, questi effetti non sono né casuali né accadono all’improvviso. Dovremmo tutti tenerlo a mente quando i politici blaterano sul “non ci sono alternative alle sanzioni”, perché alla fine ci siederemo tutti al tavolo delle conseguenze, in un modo o nell’altro».