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I robot sostituiranno l’uomo nelle fabbriche? A rischio 375 milioni di posti di lavoro

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I robot sostituiranno davvero l’uomo nelle fabbriche e nelle altre attività lavorative? Sempre più analisti concordano con uno scenario non troppo lontano dove questo potrebbe accadere, senza dimenticare che già ora l’automazione riveste un ruolo non di secondo piano. In questi giorni ha fatto molto parlare la presentazione del robot prodotto da Tesla e che potrebbe essere destinato in futuro anche le fabbriche. Non mancano inoltre studi sulla quantità considerevole di posti di lavoro che andremo a perdere con l’avvento dei robot su larga scala.

Optimus, il robot di Tesla

La presentazione del robot di Tesla aveva già fatto parlare nelle settimane precedenti alla presentazione ufficiali. L’obiettivo della società sembra essere quello di vendere milioni di questi prototipi che potrebbero costare circa 20 mila dollari l’uno, un terzo di quanto oggi si paga una Model Y di Tesla. La collocazione di questi robot non sarebbe solo nelle fabbriche ma potrebbero diventare oggetti di utilizzo comune nelle nostre case per cucinare la cena, tagliare il prato o addirittura prendersi cura di una persona anziana (!?!)

Secondo quanto dichiarato da Elon Musk, Tesla potrebbe essere in grado di accettare ordini per i suoi robot nei prossimi cinque anni. Il primo prototipo di robot presentato nel corso della presentazione si è esibito in video per svolgere compiti non particolarmente complessi come annaffiare le piante, portare scatole o sollevare barre in metallo in uno degli stabilimenti della società in California. Ma questo non è Optimus, ossia la sua evoluzione portata sul palco e non ancora in grado di camminare, cosa che dovrebbe avvenire nelle prossime settimane. 

«C’è ancora molto lavoro da fare per perfezionare ed omologare Optimus ma credo che nel giro di una decina d’anni diventerà incredibile, qualcosa di davvero stupefacente – ha spiegato Musk – i robot umanoidi attualmente in circolazione sono sprovvisti di  “cervello” e dell’abilità di risolvere problemi per conto loro. Al contrario, Optimus dovrebbe essere un robot estremamente capace che Tesla vorrebbe produrre in milioni di unità.  Stiamo provando a intraprendere una strada che è la via più veloce per arrivare a un robot utile che possa essere prodotto su larga scala per rendere il futuro meraviglioso, il lancio di massa dei robot ha il potenziale per trasformare la civiltà e creare un futuro di abbondanza, senza povertà».

Robot, possibili problemi

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Il robot classico di Tesla dovrebbe essere alto 1,72 metri, pesare 57 chili e in grado di trasportare pesi fino a 20 chili, con una velocità massima di 8 chilometri orari. Tesla lo descrive come “un robot umanoide per uso generale, bipede, in grado di eseguire compiti non sicuri, ripetitivi o noiosi”. Musk ha aggiunto che sarà “amichevole”, aggiungendo che potrà essere “sopraffatto” dall’uomo. E ci mancherebbe, aggiungeremmo noi.

Alcuni osservatori hanno però dubbi che questo progetto possa diventare un successo imprenditoriale. Oltre ai problemi di natura etica (il vecchio tema dell’ibrido uomo-macchina) c’è anche la questione sicurezza considerando i precedenti su questo fronte con i vari incidenti mortali causati da errori dell’Autopilot installati nelle auto Test con guida pienamente autonoma.

Robot, a rischio milioni di posti di lavoro

E veniamo all’effetto sull’occupazione. Un’eccessiva dipendenza dalle macchine conduce secondo gli studi disponibili,  alla scomparsa di quasi 375 milioni di posti di lavoro entro il 2030 in tutto il mondo. Il dato è riportato dal dottor Onkar Singh, fondatore della Madan Mohan Malaviya University of Technology, in un articolo apparso nei giorni scorsi su The Times of India. Si prevede che gli Stati Uniti automatizzeranno da 14 a 80 milioni di posti di lavoro  con il rischio che 73 milioni di persone rimangano senza occupazione. 1,5 milioni di posti di lavoro potrebbero essere persi nel Regno Unito, 17 in Germania e 236 milioni in Cina.

Brookings Institution segnala la scomparsa di 36 milioni di posti a causa dell’avvento massiccio dell’intelligenza artificiale (AI). A dare una qualche speranza le analisi del World Economic Forum secondo il qual la diffusione di applicazioni di AI potrebbe portare alla creazioni di 58 milioni di opportunità di lavoro.

«Nonostante le argomentazioni dicotomiche sull’impatto dell’automazione – scrive il prof.Singh – non si può escludere l’aumento della produttività dei processi produttivi con un calo della domanda di manodopera. Il crescente intervento delle macchine nella gestione delle varie attività in tutti i settori che contribuiscono all’economia è destinato a incidere negativamente sulle esigenze manuali. Tuttavia, questo sta aprendo nuove prospettive per lo sviluppo di sistemi automatizzati e intelligenti con il coinvolgimento dell’intelligenza e degli sforzi umani.

La perdita di posti di lavoro a causa di tali trasformazioni è soprattutto nelle officine. I robot che sostituiscono gli esseri umani per svolgere determinati compiti sono onnipresenti in vari settori.  Ad esempio, l’automazione nell’industria alimentare, nell’agricoltura, nel settore edile, nel settore sanitario con l’impiego dei robot e di macchinari automatizzati, stanno gradualmente eliminando il fabbisogno di manodopera».

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