Il G7 e l’Unione Europea sono pronti al price cap sul gas. Dopo i tentennamenti di questi mesi ora sembra questa la prossima strategia occidentale per far fronte ai costi ormai insostenibili delle bollette energetiche. Il rischio di un’ulteriore rottura con la Russia non è però indolore. Non si è infatti fatta attendere la risposta del Cremlino: con un tetto al prezzo del gas i rubinetti potrebbero chiudersi definitivamente.
Price cap, la spinta del G7
I ministri delle Finanze del G7 hanno approvato il piano per l’introduzione di un price cap del petrolio russo. Secondo quanto riportato nella dichiarazione finale congiunta, il massimale di prezzo iniziale si baserà sulla gamma di input tecnici e il tetto se necessario sarà rivisto. “Miriamo ad allineare l’attuazione con la tempistica delle misure correlate all’interno del sesto pacchetto di sanzioni dell’Ue“, hanno scritto i ministri, come riportato dall’agenzia Reuters
Sembra essersi convinta dell’urgenza del price cap anche la presidente dela Commissione Europea Ursula Von Der Leyen. «È giunto il momento di fissare un tetto massimo al prezzo sul gas che arriva in Europa attraverso gasdotti russi. L’obiettivo è quello di contrastare i tentativi del presidente russo Vladimir Putin di manipolare il mercato energetico europeo».
Nonostante lo stop temporaneo al Nord Stream, oggi il prezzo del gas olandese e britannico è sceso ai minimi da quasi quattro settimane: al Ttf il contratto passa di mano a 213 euro/MWh. La Russia dovrebbe riprendere domani le forniture di gas dopo gli ormai noti tre giorni di manutenzione. Gli ordini di spedizione, pubblicati sul sito web di Nord Stream mostrano che i flussi dovrebbero riprendere dalle 2 del mattino (00:00 GMT) al 20% della capacità normale, lo stesso livello di prima dei lavori di manutenzione.
Price cap, la reazione russa
Non si è fatta attendere la reazione russa. Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev è stato piuttosto netto: “se verrà stabilito un tetto massimo al prezzo del gas russo, la Russia smetterà di esportare gas in Europa. Quello che è successo al petrolio accadrà al gas. Semplicemente non ci sarà più gas russo in Europa”.
Il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov ha definito la possibile introduzione di un price cap al prezzo del petrolio una decisione assurda nell’interesse delle compagnie statunitensi. “Le sanzioni anti-russe hanno portato a una crisi molto, molto profonda, hanno causato una situazione in cui gli europei acquistano gas liquefatto per molti soldi, denaro completamente ingiustificato, principalmente dagli Stati Uniti. Le società americane sono sempre più ricche, mentre i cittadini europei diventano sempre più poveri. Vediamo come si evolverà la situazione riguardo al petrolio se verranno prese decisioni così assurde“.
Rispondendo alla domanda se la Russia sia preoccupata da limitazioni europee che possano danneggiare il mercato ha aggiunto: “Tutte le opzioni sono possibili. La situazione può evolvere in vari modi. Possiamo dire con certezza che questa decisione comporterà una notevole perturbazione dei mercati petroliferi”. Peskov, ha anche ribadito che l’affidabilità del gasdotto Nord Stream è stata messa in pericolo a causa di problemi alla componente tecnologiche, non per responsabilità russa. “Sta lavorando una sola turbina”.
Prima che la Russia inviasse decine di migliaia di soldati in Ucraina a febbraio, l’Europa era la destinazione di quasi la metà delle esportazioni russe di greggio e prodotti petroliferi, secondo i dati elaborati dall’Agenzia internazionale per l’energia.
La soluzione russa
L’Europa potrebbe risolvere la sua crisi energetica eliminando le sanzioni contro la Russia e facendo partire il gasdotto Nord Stream 2: questa la ricetta del presidente della Duma Vyacheslav Volodin. La Germania ha interrotto il progetto del gasdotto Nord Stream 2 nel Mar Baltico il 22 febbraio, appena due giorni prima dell’invasione russa in Ucraina. “Il momento della verità è arrivato per i leader europei. Hanno due vie d’uscita dalla situazione che hanno creato. La prima: eliminare le sanzioni illegali contro il nostro Paese e lanciare il Nord Stream 2. La seconda: lasciare tutto così com’è con enormi problemi economici che renderanno la vita ancora più difficile ai cittadini”.
Nord Stream 2 è di proprietà del colosso statale russo del gas Gazprom e ne ha pagato la metà dei costi mentre il resto è stato finanziato da Shell, dall’austriaca OMV, dalla francese Engie e dalle tedesche Uniper e Wintershall