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Rivoluzione metaverso, ecco come cambierà il modo di lavorare

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La rivoluzione del metaverso è già partita. Dopo le pubblicità a tutta pagine degli ultimi mesi ora arrivano gli annunci ufficiali. A cominciare da quello di Mark Zuckerberg che punta a costruire un “metaverso aperto e interoperabile”. Lo ha detto durante la conferenza Meta Connect, un ambiente che miscela realtà aumentata, mista e virtuale, dove le imprese sono destinate a collaborare. Spiegando proprio come tutto questo potrebbe rivoluzione il mondo del business e del lavoro.

Metaverso, l’asse Zuckerberg-Microsoft

Il primo messaggio è stato quello di apertura nei confronti delle altre società del settore: “in ogni generazione ci sono ecosistemi aperti e chiusi, Windows e Mac, Android e iOS, il ruolo di Meta non è quello semplicemente di aiutare a costruire un ecosistema, ma assicurarsi che prevalga”.  Nel corso della presentazione sullo schermo è comparso il ceo di Microsoft: Satya Nadella.

La presenza era legata al grande annuncio: la collaborazione tra le due società. Meta ci metterà il suo nuovo visore Quest Pro e le sue piattaforme, Microsoft le sue soluzioni per le aziende, i videogiochi e il cloud. Teams, Office e Windows verranno arricchite con funzioni in realtà virtuale e mista, con videoconferenze in cui le facce reali riprese dalle fotocamere possono mescolarsi con gli avatar.

Anche i giochi in cloud di Xbox verranno integrati con la linea Quest, moltiplicando l’offerta di titoli. Nadella si è detto “entusiasta del metaverso”. E con la partnership ci entra in modo deciso, ampliando ulteriormente il perimetro dei propri servizi. Dall’altra parte Meta, in nome dell’apertura, sceglie di non fare tutto in casa ma di fare dialogare il metaverso con applicazioni già molto diffuse. Iniziando dalle imprese e dalla produttività (e quindi dal leader di settore come Microsoft) e dai meeting (siglata una partnership anche con Zoom).

Metaverso, fusione tra reale e virtuale

Con una fusione tra reale e virtuale, il metaverso consente ambienti di realtà mista in cui fisico e digitale si fondono. Per i professionisti, questo potrebbe aprire infinite opportunità di creatività e collaborazione, secondo il rapporto Regus recentemente pubblicato. “Proprio come ci siamo abituati ad accedere alle chiamate Zoom da casa o da uno spazio di lavoro flessibile locale, presto potremmo unirci a collegamenti d’affari sulla vetta del Monte Everest o sulle isole paradisiache.

Per lo meno, sarà un po’ più divertente della videochiamata media. A volte potrai entrare nella stessa stanza, anche quando sei a miglia di distanza. In definitiva, il metaverso può diventare una componente standard di una vita lavorativa ibrida, migliorandola, animandola e aiutando a riunire i colleghi… Anche se solo i loro avatar si trovano nella stessa stanza.

Metaverso, rivoluzione lavoro

Forse ancora non ce ne rendiamo conto ma con il metaverso siamo di fronte ad un nuovo grande solco che cambierà abitudini di vita e di lavoro. Secondo Zuckerberg, le applicazioni in realtà mista e virtuale presenti nel metaverso sono destinate a sostituire le videocall, in un futuro in cui il lavoro collaborativo da remoto sembra destinato a diventare la norma. Gli avatar rappresenteranno una “terza via tra la videocamera spenta e quella accesa”, con le nostre rappresentazioni virtuali sempre più realistiche e dettagliate, in grado di riprodurre non solo i tratti del viso ma anche la mimica facciale e la gestualità.

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Per alcuni minuti della conferenza, lo stesso Zuckerberg si è trasformato in avatar. Il suo racconto delle rappresentazioni virtuali è stato talmente spinto da rendersi a tratti inquietante: “Gli avatar saranno centrali nell’espressione di se stessi, rendendoci più presenti, più produttivi, più noi”.     Anche il device di maggiore appeal presentato alla Meta Connect, il Quest Pro, va in questa direzione. Il nuovo visore, che punta a favorire “una transizione fluida tra il mondo fisico e quello virtuale”, guarda più all’ambito professionale che ludico. Più leggero e sottile, offre immagini più nitide, maggiore contrasto. Il costo non è irrisorio: 1499 euro.

Il metaverso e le professioni che non esistono

Secondo i dati diffusi qualche tempo fa durante la Job Week campus, si stima che da qui a due anni il metaverso sarà in grado di creare 40 mila nuovi posti di lavoro. Con il coinvolgimento di figure professionali ancora acerbe o che proprio neanche esistono. Le competenze più richieste potrebbero essere: web developer con conoscenze di blockchain, esperti di cybersecurity, ingegneri del software, esperti di cloud computing. Un posto di rilievo dovrebbero averlo anche i creatori di contenuti creativi: copywriter, designer di realtà virtuale e realtà aumentata, crypto artists, certificazioni digitali di opere.

Gli occhiali del metaverso

La spinta di Zuckerberg verso un metaverso sempre più aperto sembra rivelare la consapevolezza di mondi virtuali infiniti ma che poi sono da riempire. E per farlo serve che vengano popolati. E per velocizzare la transizione ecco anche un ulteriore progetto. La piattaforma in realtà virtuale Horizon Worlds non sarà più utilizzabile solo con i visori ma anche dal web.

In pratica, si moltiplicano le porte che conducono al metaverso, accessibile da ogni dispositivo (anche da smartphone quindi). Sarà anche possibile postare come Reel su Instagram le proprie esperienze virtuali. Certo, non si potrà vivere la stessa immersività garantita da un visore, ma intanto ci sarà questa porta di accesso.

Ospite dell’evento anche Rocco Basilico, chief wearables officer di EssilorLuxottica, il brand italiano con cui Meta (e ancora prima Facebook) ha sviluppato i primi occhiali connessi del gruppo, i RayBan Stories. Nessuna novità particolare, ma una promessa: con EssilorLuxottica, sono in corso “grandi piani” e una “collaborazione di lungo termine” che vede gli occhiali intelligenti come “un portale per il metaverso”. La realtà virtuale dovrà dunque diventare non più individuale ma un’esperienza sociale se vorrà avere successo.

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