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Meloni, un trionfo annunciato. Analisi del programma economico di Fratelli d’Italia

Giorgia Meloni, Fratelli D’Italia e più in generale il centrodestra, come previsto da tutti i sondaggi, hanno vinto le elezioni politiche 2022. Con un’astensione record (della quale ci occuperemo nei prossimi giorni), dalle urne esce almeno sulla carta una maggioranza ampia e con numeri in grado di navigare agevolmente sia alla Camera ed al Senato.

Come spesso capita la sbornia elettorale copre quelli che sono i programmi e gli impegni presi con gli elettori durante le settimane che precedono il voto. Così sembra ora opportuno riepilogare cosa prevede il programma economico di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni, in modo da verificarne passo passo l’attuazione. Un programma scritto senza entrare troppo nei dettagli e che dovrà fare i conti con la difficilissima situazione economico-sociale che si prospetta.

Meloni, le ricette per le imprese

Nel programma di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni uno dei punti chiave è legato al mondo dell’imprenditoria con l’obiettivo di rimuovere i vincoli strutturali che limitano la crescita economica e liberare le forze produttive dell’Italia, creando le condizioni necessarie per consentire alle imprese di svilupparsi e compete- re a livello internazionale. Si vuole gettare le basi per una crescita economica sostenuta e duratura del sistema nazionale è l’unica strada per garantire il benessere dei cittadini e migliorare i fondamentali dell’economia italiana.

«Sostenere chi fa impresa e crea ricchezza e posti di lavoro in Italia. Restituire all’Italia una strategia industriale: favorire catene di approvvigionamento sicure, in particolare nei settori strategici, privilegiando filiere non troppo estese e accordi con Nazioni alleate e affidabili. Supportare la riconversione di attività in difficoltà in settori che valorizzino il “Marchio Italia”, quale punto di forza della nostra economia. Puntare sulla “economia blu” e cioè sull’eccezionale collocazione geografica dell’Italia, vera e propria piattaforma naturale nel Mediterraneo, mettendo a sistema tutte le filiere economiche connesse ai nostri mari, dalle attività portuali, alla logistica, alla nautica, alla pesca.

Sostenere e proteggere il tessuto produttivo: incentivare la rilocalizzazione delle attività produttive in Italia e disincentivare le delocalizzazioni; contrastare con determinazione la concorrenza sleale e le pratiche elusive del trasferimento delle sedi aziendali nei paradisi fiscali europei; potenziare gli strumenti per stimolare e incentivare la canalizzazione del risparmio privato verso il finanziamento dell’economia reale, in particolare nelle Pmi; favorire la partecipazione dei lavoratori agli utili e alla governance d’impresa; agevolare mediante incentivi e detassazioni la continuità d’impresa; favorire il ricambio generazionale dei Consigli d’Amministrazione delle aziende familiari.

Razionalizzare il sistema degli incentivi alle imprese che oggi consta di oltre 1.400 interventi agevolativi nazionali e regionali. Favorire l’accesso al mercato dei capitali semplificando gli adempimenti per chi decide di quotarsi in Borsa. Rendere strutturali incentivi e crediti d’imposta per investimenti tecnologici e spese di ricerca e sviluppo. Potenziare il sistema di Governance della gestione delle crisi aziendali e dei processi di reindustrializzazione di aree e filiere produttive. Agevolare l’accesso al credito delle piccole e medie imprese potenziando il Fon- do di garanzia per le Pmi.

Favorire la crescita dimensionale delle piccole e medie imprese. Semplificare norme e burocrazia per le aziende, ridurre e velocizzare gli adempimenti, introdurre la piena e immediata compensazione dei crediti che queste vantano nei confronti della PA con debiti tributari e contributivi».

Meloni, la riforma del fisco

Tra i temi centrali del programma della Meloni c’è quello relativo alla necessità di un nuovo patto fiscale per l’Italia. Non una semplice riforma del sistema tributario, non solo un programma di semplificazione e riduzione della asfissiante pressione fiscale, divenuta un freno alla crescita della Nazione, ma una sfida molto più ampia e certamente ardua: cambiare i rapporti tra Fisco e contribuenti, con un nuovo paradigma di reciproca fiducia e riequilibrio dei rapporti con lo Stato.

«Ridurre la pressione fiscale su imprese e famiglie attraverso una riforma all’insegna dell’equità: riforma dell’Irpef con progressiva introduzione del quoziente familiare; estensione della flat tax per le partite Iva fino a 100mila euro di fatturato; introduzione della flat tax sull’incremento di reddito rispetto alle annualità precedenti, con la prospettiva di un ulteriore ampliamento per famiglie e imprese; progressiva eliminazione dell’Irap e razionalizzazione dei micro-tributi.

Cedolare secca al 21% anche per l’affitto degli immobili commerciali in zone svantaggiate e degradate. Innalzamento del limite all’uso del denaro contante, allineandolo alla media dell’Unione europea. Basta con la miope politica dei bonus, da sostituire con misure stabili e durature. Tax expenditures: revisione e razionalizzazione del sistema di detrazioni, deduzioni e agevolazioni.

Proteggere il potere d’acquisto di lavoratori e famiglie: detassazione degli straordinari e delle “mance” del settore turistico e della somministrazione; riduzione delle tasse sui premi produzione; potenziamento del welfare aziendale e innalzamento della soglia di detassazione dei fringe benefit; ampliamento della platea dei beni con Iva ridotta, in particolare con riferimento al carrello della spesa e ai prodotti per l’infanzia. Stabilità della legislazione fiscale e divieto di introdurre norme fiscali retroattive. Garantire un fisco equo e non vessatorio partendo da un accordo Fisco-contribuente per il pregresso.

Per le cartelle in essere: “saldo e stralcio” fino a 3mila euro per le persone in difficoltà e, per importi superiori, pagamento dell’intera imposta maggiorata del 5% in sostituzione di sanzioni e interessi, e rateizzazione automatica in 10 anni. Per le situazioni che precedono la cartella esattoriale, la “Tregua fiscale” con la formula del 5+5: imposta definita attraverso una interlocuzione con l’Amministrazione finanziaria, sanzione forfettaria al 5% e rateizzazione automatica in 5 anni. Due diligence del magazzino riscossione dell’Agenzia delle Entrate per consentire la regolarizzazione del pregresso esigibile.

Lotta all’evasione fiscale a partire da evasori totali, grandi imprese, banche e grandi frodi sull’Iva. Valutazione dei risultati e delle premialità sulla base degli importi effettivamente incassati e non delle semplici contestazioni. Riforma del contenzioso tributario e cancellazione dell’inversione dell’onere della prova; introduzione del concordato preventivo con il Fisco anche per le piccole imprese, gli artigiani, i commercianti e i professionisti; riunire la disciplina normativa della materia tributaria in un unico codice».

Lavoro, il programma di Giorgia Meloni

Infine chiudiamo questa breve incursione nel programma elettorale di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia con gli impegni riguardanti il mondo del lavoro. A cominciare dalla valorizzazione della formazione e all’inserimento dei giovani: l’obiettivo è quello di rilanciare, con adeguate tutele, gli strumenti del contratto di apprendistato e dei tirocini, riformare gli Istituti Tecnici Superiori,  il potenziamento dei corsi post diploma di inserimento lavorativo, favorire la formazione nell’ambito delle discipline Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics), colmando l’attuale carenza di figure qualificate in tali materie.

«Riformare le politiche attive per il lavoro: riorganizzare e rafforzare il sistema dei servizi per l’impiego e gli altri strumenti, pubblici e privati, di intermediazione tra domanda e offerta; coinvolgere maggiormente il sistema dell’istruzione superiore e universitaria e delle imprese. Affiancare al sostegno economico dei sussidi di disoccupazione efficaci interventi formativi e di riqualificazione professionale; riconoscere ai lavoratori il diritto alla formazione perpetua. Pieno utilizzo delle risorse europee destinabili alla formazione professionale e alle politiche attive del lavoro. Sicurezza sul lavoro: promuovere la sicurezza dei lavoratori con investimenti adeguati in attività di prevenzione e formazione; rivedere il Testo Unico degli Infortuni sul lavoro.

Contrastare il lavoro povero e il divario retributivo di genere: ampliare l’applicazione dei Ccnl, garanzia di salario equo e di tutele; favorire la contrattazione di secondo livello e i contratti di prossimità; potenziare il welfare aziendale; lotta al lavoro irregolare; sostegno al lavoro femminile e superamento del gender pay gap attraverso misure che migliorino la trasparenza retributiva e l’istituzione di una autorità garante. Incentivare l’accordo volontario tra lavoratori e datori di lavoro per consentire l’anticipo di una quota dello stipendio mensile, in modo che i lavoratori che lo richiedano possano avere parte dello stipendio ogni 15 giorni.

Meloni

Dare nuovo impulso al mondo degli artigiani, del commercio di prossimità, dei servizi alla persona e delle partite Iva, che rappresentano un modello sociale ed economico unico in Europa, semplificando i sempre più complessi adempimenti ai quali sono sottoposti i lavoratori autonomi e garantendo loro le stesse tutele e lo stesso sostegno riconosciuti ai lavoratori dipendenti. Nessun obbligo per le piccole attività di accettare pagamenti elettronici.

Lotta all’abusivismo commerciale e alla concorrenza sleale; obbligo di fideiussione, a garanzia del pagamento delle imposte, per i cittadini extra Ue che vogliono aprire un’attività commerciale o una Pmi in Italia. Eliminare il minimo contributivo Inps per artigiani e commercianti. Valorizzare e tutelare le categorie libero-professionali come capitale intellettuale d’Italia: semplificazione burocratica, sussidiarietà, legge per compenso equo e certo, maggiore tutela e protezione sociale».

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