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Crolla il manifatturiero europeo, pessimismo sul futuro

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Sembra sempre più difficile la situazione per il manifatturiero in Europa. I dati relativi all’inizio del terzo trimestre sembrano suggerire la fondatezza dell’allarme recessione. Si tratta del peggiore calo della produzione da quando sono state introdotte le restrizioni covid, nella prima parte del 2020. Tra le cause, la riduzione dei nuovi ordini: in questo caso addirittura per trovare una flessione così marcata bisogna tornare alla crisi del debito risalente al 2012.

Manifatturiero, i dati di luglio 2022

Il mese scorso – come riporta l’Agi – l’indice S&P Global Pmi per il settore manifatturiero dell’Eurozona è sceso al di sotto della soglia di espansione di 50 punti, passando a 49,8 dai 52,1 punti di giugno e segnalando il primo peggioramento delle condizioni generali del settore in poco più di due anni. A eccezione delle scorte di acquisti, ciascuno dei sottoindici che compone il Pmi ha avuto un’influenza direzionale negativa sul valore finale. Germania, Francia, Italia e Spagna hanno tutte registrato letture inferiori a 50 punti nei rispettivi Pmi manifatturieri, con l’Italia maglia nera a 48,5 punti. Anche la Grecia ha registrato di nuovo una contrazione dopo poco più di un anno e mezzo.

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Una crisi sempre più marcata

«L’industria manifatturiera dell’Eurozona sta sprofondando in una crisi sempre più marcata, aumentando il rischio di recessione della regione – ha commentato Chris Williamson, Chief Business Economist presso S&P Global Market IntelligenceI nuovi ordini stanno già calando a un ritmo che, escludendo i mesi di blocco per la pandemia, è il più forte dalla crisi del debito del 2012, e ci si può ancora aspettare di peggio.

La produzione sta calando a ritmi particolarmente preoccupanti in Germania, Italia e Francia ed è in declino anche in tutti gli altri Paesi monitorati, a eccezione dei Paesi Bassi, e anche qui il tasso di crescita ha subito un forte rallentamento. Con la crisi energetica aumentano i rischi. Non solo di un indebolimento della domanda e di riduzione delle scorte che nei prossimi mesi provocheranno un’accelerazione del tasso di contrazione della produzione manifatturiera, ma anche di una riduzione degli approvvigionamenti di energia che agiranno da ulteriore freno al settore».

Manifatturiero, pessimismo sul futuro  

Una tendenza forse anche sorprendente considerando come sempre a luglio si fosse registrato un calo della pressione sui prezzi, con il rallentamento dei tassi di inflazione dei costi. Nonostante questo per la prima volta da maggio 2020, le previsioni sulla produzione manifatturiera per i prossimi 12 mesi sono imbevute di pessimismo a causa delle preoccupazioni legate alla catena di approvvigionamento, alla guerra in Ucraina e all’economia, dato che l’Indice della Produzione Futura è sceso al di sotto della soglia dei 50 punti. L’inflazione elevata, la guerra in Ucraina, i timori per i futuri approvvigionamenti energetici e la recessione sono stati citati dalle aziende come ragioni per le prospettive negative.

Oltre al calo della produzione si è registrato un calo di domanda con la forte diminuzione dei nuovi ordini. Le aziende intervistate hanno spesso sottolineato l’impatto distruttivo dell’inflazione. Secondo alcuni imprenditori, i livelli sufficienti di scorte dei clienti, dovuti a precedenti sforzi di accumulo, hanno pesato sulla domanda. In modo del tutto analogo i nuovi ordini destinati ai mercati esteri sono diminuiti a un tasso anche più marcato.

Manifatturiero, come vanno le cose fuori dall’Ue?

Uscendo dall’Europa rallenta anche il Pmi manifatturiero della Gran Bretagna (-52,1 punti in discesa dal 52,8 di giugno e lievemente sotto le attese di 52,2). La produzione britannica si è contratta per la prima volta in oltre due anni. Hanno continuato a diminuire anche le nuove assunzioni e le attività di esportazione.

    In Asia a luglio l’attività manifatturiera frena anche in Cina, in Corea del Sud e in Giappone a causa dei lockdown in molte città cinesi e dell’indebolimento della domanda globale.

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