Il fatturato dell’industria italiana vola a maggio facendo registrare la crescita più alta dal 2000 con il fatturato che fa registrare +23,6% annuo. Mentre il Fondo Monetario Internazionale ha lanciato nei giorni scorsi l’allarme sull’ormai certo arrivo di una recessione globale, i dati forniti dall’Istat sembrano portare un minimo di speranza per il futuro anche se come aveva evidenziato nei giorni scorsi Confindustria il quadro rimane piuttosto incerto, soprattutto per la guerra in Ucraina e per il caro prezzi.
Fatturato Industria, i dati Istat
«A maggio – rileva l’Istat – si stima che il fatturato dell’industria, al netto dei fattori stagionali, aumenti dell’1,4%, in termini congiunturali, registrando una dinamica positiva su entrambi i mercati (+1,5% quello interno e +1,1% quello estero). Nel trimestre marzo-maggio 2022 l’indice complessivo è cresciuto del 7,8% rispetto al trimestre precedente (+8,0% sul mercato interno e +7,3% su quello estero). Con riferimento ai raggruppamenti principali di industrie, a maggio gli indici destagionalizzati del fatturato segnano aumenti congiunturali per l’energia (+9,8%) e per i beni intermedi (+2,4%), mentre si registrano lievi flessioni per i beni strumentali (-1,0%) e per i beni di consumo (-0,2%). Corretto per gli effetti di calendario, il fatturato totale cresce in termini tendenziali del 23,6%, con incrementi del 24,2% sul mercato interno e del 22,4% su quello estero. I giorni lavorativi sono stati 22 contro i 21 di maggio 2021. Per quanto riguarda gli indici corretti per gli effetti di calendario riferiti ai raggruppamenti principali di industrie, si registrano marcati incrementi tendenziali per l’energia (+72,7%), i beni intermedi (+32,1%) e i beni di consumo (+17,8%), più contenuti per i beni strumentali (+8,8%). A maggio, si stima che l’indice destagionalizzato in volume del settore manifatturiero registri un calo in termini congiunturali (-0,3%). Su base tendenziale, il volume del fatturato, corretto per gli effetti di calendario, presenta una crescita del 5,9%, molto più contenuta di quella in valore (+22,9%). Ed anche i dati sull’occupazione sono tutti da decifrare.
Il quadro rimane incerto

Se questi dati sembrano incoraggianti la situazione complessiva risente del conflitto tra Russia e Ucraina e dell’ormai insostenibile costo dell’energia. Proprio per questo nei giorni scorsi Confindustria aveva diffuso alcune sue analisi: «Lo scenario è molto incerto per l’Italia, risultante di fattori che agiscono in direzioni opposte. I prezzi dell’energia sono vicini al picco, i tassi e lo spread sono al rialzo. L’inflazione è più elevata e persistente, determinando rischi per i consumi. L’industria resiste, nei servizi è atteso un rimbalzo, per l’export prospettive difficili. L’Eurozona è in crescita ma con segnali di debolezza, negli USA riviste al ribasso le previsioni.Gli indicatori continuano a fornire segnali discordanti. Il PMI è in discesa (50,9 a giugno, da 51,9), ormai vicino alla stagnazione; l’indagine Banca d’Italia segnala un peggioramento della domanda e maggiore incertezza nel 2° trimestre; la fiducia delle imprese manifatturiere registra un piccolo recupero a giugno, dopo un lungo calo. La produzione industriale, in calo a maggio come atteso, è in aumento nella media del 2° trimestre (-0,7% nel 1°), con una dinamica nella prima metà del 2022 che, pur rallentando, è ben superiore a quella tedesca e francese. Le imprese industriali, dunque, mostrano resilienza. Prosegue, invece, il trend di espansione delle costruzioni, che sostiene anche il flusso di investimenti; di recente, però, è apparso qualche segnale di decelerazione.
Recessione in arrivo

Le preoccupazioni sono legate soprattutto con uno sguardo ai prossimi mesi con il Fondo Monetario Internazionale che ha paventato l’arrivo di una recessione globale, almeno secondo alcuni indicatori. «Un’inflazione superiore alle attese, soprattutto negli Stati Uniti e nelle principali economie europee, sta innescando un inasprimento delle condizioni finanziarie globali. Il rallentamento della Cina è stato peggiore del previsto tra focolai e restrizioni COVID-19 e ci sono state ulteriori ricadute negative a causa della guerra in Ucraina. Di conseguenza, la produzione mondiale si è contratta nel secondo trimestre di quest’anno. Secondo le nostre previsioni di base, la crescita rallenta dal 6,1% dell’anno scorso al 3,2% quest’anno e al 2,9% l’anno prossimo, con declassamenti di 0,4 e 0,7 punti percentuali da aprile. Ciò riflette lo stallo della crescita nelle tre maggiori economie mondiali – Stati Uniti, Cina e zona euro – con importanti conseguenze per le prospettive globali. Le prospettive si sono notevolmente oscurate da aprile. Il mondo potrebbe presto essere sull’orlo di una recessione globale, a due anni di distanza dall’ultima ondata. La cooperazione multilaterale sarà fondamentale in molti settori, dalla transizione climatica e dalla preparazione alle pandemie, alla sicurezza alimentare e alla crisi del debito. In mezzo a grandi sfide e conflitti, il rafforzamento della cooperazione rimane il modo migliore per migliorare le prospettive economiche e mitigare il rischio di frammentazione geoeconomica».