Migliaia di imprese rischiano di chiudere in Europa e potrebbe profilarsi una fuga fuori dal continente in cerca di migliori condizioni legate ai costi energetici. Questo l’allarme lanciato in una lettera da BusinessEurope, l’associazione che riunisce gli industriali europei, inviata alla presidente della Commissione Ue Ursula Von Der Leyen, a Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, e alla presidenza ceca in vista del Consiglio straordinario Energia. I costi sempre più insostenibili legati a elettricità e gas rischiano di portare ad un drammatico tsunami economico.
Imprese, costi insostenibili
«L’attuale stato dei prezzi elevati del gas e dell’elettricità – si legge nella lettera inviata a Von Der Leyen e Michel – comporta il rischio imminente di perdite di produzione e arresti di migliaia di aziende europee. Le stime mostrano che il 70% della produzione di fertilizzanti in Europa è stata interrotta o rallentata, mentre il 50% della capacità totale di alluminio è andato perso. Esiste il pericolo reale che le imprese, e in particolare le industrie ad alta intensità energetica, si trasferiscano permanentemente fuori dall’Europa, il che aumenterà notevolmente la nostra dipendenza dai paesi terzi e comporterà una perdita di competitività e posti di lavoro».
Imprese: serve una rapida via d’uscita
Oltre alle imprese ad essere colpite da questa grave situazione sono tantissime famiglie, anche in vista dell’uscita dalla “maggior tutela”. Gli aumenti dei prezzi arrivano a cifre doppie o triple, le bollette energetiche alle stelle hanno un impatto diretto sulla redditività delle imprese in Europa e nell’intera economia. Da qui la richiesta degli industriali europei di trovare una via di uscita. Serve individuare «urgentemente modi a livello dell’Ue per mitigare l’impatto dei prezzi paralizzanti dell’energia che le imprese europee devono affrontare è una questione di sopravvivenza. Le misure di emergenza ben congegnate devono essere attuate su base temporanea rigorosa, attentamente monitorate e, se necessario, adattate».
Imprese, separare costo di gas ed elettricità

Un’altra richiesta che arriva è quella legata al disancorare i costi. «Si dovrebbe prendere in considerazione urgentemente una misura temporanea a livello europeo per disaccoppiare i prezzi dell’elettricità dai prezzi del gas. Ogni Megawattora di elettricità e ogni miliardo di metri cubi di gas diventeranno decisivi il prossimo inverno. Si può e si deve fare di più per aumentare la fornitura di energia in Europa. È estremamente importante intensificare ulteriormente l’azione esterna con i fornitori e distribuire al più presto in Europa ulteriori capacità di energia rinnovabile, nucleare, a basse emissioni di carbonio e gas naturale.
Dato che molte aziende sono sull’orlo del collasso, tutte le opzioni dovrebbero essere prese in considerazione per facilitare la produzione di energia, compresi adattamenti legislativi temporanei o moratorie»
Imprese, fuga dall’Europa
In questo difficilissimo scenario si aggiunge un ulteriore elemento: sempre più imprese, anche di grandi dimensioni, hanno pensato o valuteranno l’abbandono dell’Europa. Un tema affrontato nei giorni scorsi anche sul Wall Street Jorunal. Molte aziende europee, comprese quelle del settore acciaio e della chimica, si stanno dirigendo in particolare negli Stati Uniti, per cercare un po’ di sollievo a livello di costi energetici: negli Usa i prezzi sembrano più stabili e l’amministrazione Biden ha firmato provvedimenti per miliardi di dollari con lo scopo di sostenere progetti e prodotti legati alle energie rinnovabili insieme a finanziamenti per rilanciare l’industria dei semiconduttori.
Il produttore di acciaio lussemburghese ArcelorMittal ha dichiarato che taglierà la produzione in due stabilimenti tedeschi viste le migliori performance registrate nel sito del Texas. OCI , un’azienda chimica con sede ad Amsterdam, ha dichiarato che questo mese amplierà ancora in Texas un impianto di ammoniaca. La Volkswagen e il marchio della gioielleria Pandora hanno annunciato l’espansione negli Stati Uniti. Tesla sta invece interrompendo i suoi piani per produrre celle per batterie in Germania mentre cerca di qualificarsi per i crediti d’imposta previsti dall’Inflation Reduction Act negli Usa. Uno scenario in cui l’Europa sembra avere tutto da perdere.