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Emergenza economica, l’Ue potrebbe limitare le attività commerciali delle aziende per evitare carenza di prodotti

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La Commissione Europea potrebbe dichiarare una sorta di stato d’emergenza economico e intervenire per limitare la libertà di iniziativa economica delle imprese in modo da sostenere la catena di approvvigionamento a causa della crisi creatasi con la guerra in Ucraina. Bruxelles avrebbe quindi ampi poteri per imporre alle aziende di accumulare determinate forniture oppure di rompere contratti di consegna già stipulati. Nel frattempo il governo italiano ha presentato il piano di risparmio energetico.

Emergenza europea, ampi poteri alla Commissione     

Secondo la bozza che sta circolando come indiscrezione giornalistica sarebbe concesso alla Commissione Europea un’ampia discrezionalità nel dichiarare una situazione di emergenza per mettere in atto misure necessarie a prevenire la carezza di determinati prodotti nei settori considerati critici. Una notizia che certo non ha reso particolarmente felice il mondo imprenditoriale.

Saremmo molto preoccupati se questa proposta fosse adottata in una forma così interventista – ha affermato al Ft Martynas Barysas, direttore del mercato interno di BusinessEurope, in rappresentanza dei datori di lavoro – “gli Stati membri sarebbero tenuti ad ignorare il diritto contrattuale, costringere le aziende a divulgare informazioni commercialmente sensibili e condividere i loro prodotti immagazzinati o imporre la loro produzione di fronte ad una crisi o emergenza decisa dalla  Commissione”.

I timori delle imprese

Quello che le imprese europee temono è una sorta di sistema di ordini con priorità in base al quale l’Ue, in una situazione di emergenza, potrebbe indirizzare la tipologia di produzione e anche il tipo di clienti, con una potenziale violazione dei contratti in essere. Nelle consultazioni avviate con Bruxelles, i rappresentanti delle imprese avrebbero concordato una proposta per un meccanismo che impedirebbe il ripetersi di chiusure e interruzioni sul modello di quelle subite durante la pandemia covid, con chiusure dei confini e limiti alle esportazioni.

Le aziende ritengono il piano europeo troppo invasivo e chiedono maggiore flessibilità per il proprio business.  Non manca, anche all’interno del perimetro istituzionale europeo, l’opposizione a questo tipo di approccio e quindi sono possibili modifiche.

Il rischio di andare troppo oltre

Un funzionario dell’UE ha affermato al Financial Times: “Lo strumento doveva avere una portata mirata, in modo da affrontare il rischio di frammentazione nel mercato unico in caso emergenza su larga scala. Ora sta diventando una sorta di piovra che ricorda l’economia pianificata, immaginando di poter allungare i propri tentacoli sulle catene di approvvigionamento globali“. La versione finale dovrebbe arrivare dai commissari Ue il prossimo 13 settembre come fulcro del discorso sullo stato dell’Unione della presidente della Commissione Ursula von der Leyen.

Inviti, obblighi e sanzioni

Ma cosa prevede questa bozza europea? La Commissione, dopo essersi consultata con gli Stati membri, dichiarerebbe una sorta di  “vigilanza” quando ravviserà il rischio di una possibile crisi od emergenza. Ciò le consentirebbe di chiedere alle aziende informazioni sulle loro catene di approvvigionamento e sui clienti serviti. Potrebbe inoltre invitare i governi a creare scorte strategiche. In alcune circostanze queste richieste diventerebbero obbligatorie, con eventuali sanzioni in caso di non osservanza. Una seconda fase, sempre con l’approvazione degli Stati membri, attribuirebbe alla Commissione i poteri addirittura di dirigere il mercato e di gestire direttamente l’approvvigionamento delle merci.

Il precedente della pandemia

Se qualcuno ritiene che possa trattarsi di uno scenario ardito basterà ricordare quanto accaduto durante l’emergenza pandemia. L’Unione Europea aveva approvato una legislazione che consentiva divieti all’esportazione di vaccini come risposta al blocco deciso dagli Stati Uniti. I governi avevano anche chiesto alle aziende di convertire  la loro produzione su mascherine, camici e ventilatori, considerata la carenza globale.

Carenza di fertilizzanti

Si potrebbero ipotizzare oggi dinamiche simili con i fertilizzanti. I prezzi elevati del gas hanno ridotto la produzione del 70% e fatto aumentare i costi per gli agricoltori. “Negli ultimi anni abbiamo rischiato la carenza di mascherine, ventilatori, vaccini, grano e fertilizzanti – rivela al Ft un funzionario europeo – Invece di improvvisare soluzioni, dobbiamo essere più preparati per anticipare e rispondere alla prossima crisi”.

Una strada intrapresa da vari Paesi per dotarsi di riserve strategiche e ordini prioritari come il Defence Production Act degli Stati Uniti. “Abbiamo tratto molta ispirazione dagli americani – ha aggiunto lo sconosciuto funzionario. “Non elenchiamo i prodotti perché non sappiamo quale sarà la prossima crisi. Ma ovviamente non stiamo parlando di yogurt. Devono essere prodotti vitali per le attività economiche e sociali del mercato unico“.

Riduzione consumi, il piano del governo italiano

In attesa delle mosse europee il governo italiano ha pubblicato il Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale’ del Ministero della Transizione ecologica, tappa intermedia verso una situazione di possibile emergenza: “Per ridurre i rischi connessi a una potenziale interruzione totale dei flussi dalla Russia durante il prossimo inverno nonché rispondere alle richieste europee in termini di riduzione dei consumi per il periodo 2022-2023, è opportuno attuare sin da subito misure di contenimento dei consumi nazionali di gas“.

Per il riscaldamento -15 giorni di accensione e un’ora in meno al giorno. Il piano “prevede azioni amministrative che riducano il consumo di gas per il riscaldamento mediante l’introduzione di limiti di temperatura negli ambienti, di ore giornaliere di accensione e di durata del periodo di riscaldamento, in funzione delle fasce climatiche in cui è suddiviso il territorio italiano“.

Tali azioni “si aggiungono a quanto già attuato con l’articolo 19-quater del decreto-legge n. 17 del 1° marzo 2022 che è intervenuto sul riscaldamento degli edifici pubblici“. Il documento del governo fornisce anche consigli pratici di risparmio ai cittadini: docce brevi, evitare elettrodomestici lasciati in stand-by, lavatrici e lavastoviglie a pieno carico. Basterà questo a sconigiurare l’emergenza gas?

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