La crisi energetica in atto, senza interventi rapidi del governo, rischia di far sparire oltre 880 mila micro e piccole imprese che coinvolgono oltre 3,5 milioni di addetti pari al 20,6% dell’occupazione del sistema imprenditoriale italiano. Questo il fosco quadro del recentissimo rapporto pubblicato da Confartigianato elaborato considerando l’impatto della folle corsa dei prezzi di gas ed elettricità per le aziende di 43 diversi settori.
Eppure le possibili soluzioni ci sarebbero e con un basso coinvolgimento per lo Stato. Potrebbero essere quelle dell’associazione “M&M – Idee per un Paese migliore” che propone al governo un’erogazione straordinaria di credito garantito dallo Stato a favore delle attività per garantire la liquidità necessaria a superare la crisi energetica, un po’ come era accaduto già per la crisi Covid.
Crisi energetica, a rischio quasi 900 mila piccole imprese
Secondo l’analisi di Confartigianato, la crisi energetica metterebbe a rischio 881.264 micro e piccole imprese con 3.529.000 addetti, pari al 20,6% dell’occupazione del sistema imprenditoriale italiano. Le attività più esposte alla minaccia del lockdown energetico e addirittura della chiusura sono quelle energy intensive: ceramica, vetro, cemento, carta, metallurgia, chimica, raffinazione del petrolio, alimentare, bevande, farmaceutica, gomma e materie plastiche e prodotti in metallo.
I rincari dei prezzi dell’energia fanno soffrire anche altri 16 comparti manifatturieri in cui spiccano il tessile, la lavorazione del legno, le attività di stampa, la produzione di accumulatori elettrici e di apparecchi per uso domestico, di motori e accessori per auto, la fornitura e gestione di acqua e rifiuti.
Secondo Confartigianato, gli effetti del caro-energia non risparmiano il settore dei servizi, con 17 comparti sotto pressione a causa dell’escalation dei prezzi di energia elettrica, gas e carburanti. Si tratta del commercio di materie prime agricole e di prodotti alimentari, ristorazione, servizi di assistenza sociale residenziale, servizi di asili nido, attività sportive come piscine e palestre, parchi di divertimento, lavanderie e centri per il benessere fisico.
A questi si aggiungono i settori del trasporto colpiti dall’aumento del costo del gasolio: dal trasporto merci su strada ai servizi di trasloco, taxi, noleggio auto e bus con conducente, trasporto marittimo e per vie d’acqua. I rischi si estendono anche alla logistica, con attività come il magazzinaggio e le attività di supporto ai trasporti che subiscono pesanti rincari delle bollette per le attività di refrigerazione delle merci deperibili.
Crisi energetica, Lombardia regione più colpita

A livello territoriale, la regione più esposta ai disastrosi effetti del caro-energia sull’occupazione delle piccole imprese è la Lombardia: sono a rischio 139mila aziende con 751mila addetti. Non va meglio per il Veneto dove a soffrire sono 77mila piccole imprese con 376mila occupati.
Seguono a breve distanza l’Emilia-Romagna (72mila piccole imprese con 357mila addetti), il Lazio (79mila imprese e 304mila addetti), il Piemonte con 62mila aziende che danno lavoro a 262mila addetti, la Campania (77mila imprese con 240mila addetti), la Toscana con 63mila imprese e 228mila addetti, la Puglia (57mila piccole imprese e 177mila addetti) e la Sicilia (63mila imprese con 165mila occupati).
«Rischiamo un’ecatombe di imprese – ha spiegato il Presidente di Confartigianato Marco Granelli – servono interventi immediati ma anche altrettanto rapide riforme strutturali per riportare i prezzi dell’energia sotto controllo e scongiurare una crisi senza precedenti”.
Crisi energetica, i dati della corsa ai prezzi

L’associazione “M&M – Idee per un Paese migliore”, ha realizzato un paper che da una parte fotografa la situazione attuale e dall’altra espone quelle che potrebbero le soluzioni per uscire dalla crisi, con il contributo dell’economista Fabrizio Pagani. L’associazione riunisce imprenditori, manager, diplomatici, esponenti del terzo settore, accademici e funzionari pubblici ed è impegnata a offrire suggerimenti e proposte per lo sviluppo del Paese.
Il costo dell’energia per le imprese e le famiglie italiane è aumentato molto rapidamente nell’ultimo anno a causa di una serie di shock dal lato dell’offerta (catene del valore ingolfate post-Covid, invasione russa dell’Ucraina, riduzione dei venti, ecc.). In particolare, gas ed energia elettrica hanno subito gli aumenti maggiori.
Il TTF (il titolo con cui il gas è scambiato in Europa) è cresciuto di quasi 10 volte negli ultimi 12 mesi, da 28 a 265 euro (agosto 2021 – agosto 2022). Similmente, il Prezzo Unico Nazionale dell’energia (che funge da base per gli importi delle bollette) è quintuplicato in un anno. Per quanto riguarda i carburanti, gli incrementi sono stati meno vistosi ma comunque rilevanti, dato che il gasolio per automobili ha più volte superato i 2 euro al litro negli ultimi 3 mesi. Infine, in Italia il costo dell’energia elettrica e dei carburanti è storicamente maggiore rispetto alla media europea (a causa del peso delle importazioni e altre ragioni strutturali), da cui consegue che la crisi energetica ha colpito il nostro Paese più di altri.
Simili incrementi possono mettere in difficoltà anche imprese relativamente poco esposte. Un’impresa per cui, in tempi normali, l’energia elettrica rappresenta il 5% dei costi, oggi – a fronte di un PUN quintuplicato – subirebbe un aumento del 20% del costo del venduto. Per un’attività che utilizza gas, il secondo numero sarebbe raddoppiato.
Qualora le imprese scaricassero una quota rilevante dell’aumento del costo del venduto sui consumatori tramite prezzi rialzati, si assisterebbe ad un’accelerazione dell’inflazione (in parte avvenuta negli ultimi mesi). Di contro, un’impresa senza potere di mercato, per poter continuare a produrre, o per poter attendere una caduta dei prezzi energetici operando a capacità ridotta, avrebbe bisogno di liquidità comunque considerevole per superare la fase attuale.
Crisi energetica, le possibili soluzioni: il piano Bridge Energia
M&M in questi mesi ha sviluppato una serie di proposte come il Piano “Bridge” , una straordinaria erogazione di credito con garanzia dello Stato agli operatori economici del Paese oppure Next Generation Italia, con proposte su come attuare il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Insieme alla SDA Bocconi ha lanciato nella primavera di quest’anno il Bocconi PNRR Lab, per monitorare l’impatto del Piano sull’economia italiana, favorire la partecipazione delle imprese nella sua attuazione e le partnership pubblico-privato.
Ora la proposta è quella del Piano Bridge Energia, ossia un’erogazione straordinaria di credito garantito dallo Stato a favore delle attività produttive (imprese, lavoratori autonomi, terzo settore), per garantire la liquidità necessaria a superare la crisi energetica. L’obiettivo del Piano è evitare che la crisi induca spillover negativi duraturi sulla crescita, ad esempio in caso di chiusure di aziende e sospensione della produzione. Il Piano ha un impatto sui conti dello Stato molto limitato.
Il Piano Bridge Energia è concepito come una misura complementare a quelle già varate dal governo per contrastare la crisi energetica e ad altre che potranno essere prese nelle prossime settimane.
L’obiettivo è quello di assicurare alle attività economiche tutta la liquidità necessaria per affrontare lo shock in corso. Così come fu fatto durante l’epidemia di Covid, nella primavera 2020, si propone oggi una specifica misura per aiutare le imprese a superare questo nuovo shock esterno. In sintesi funzionerebbe così:
– importo massimo corrispondente alla differenza tra il valore dell’energia consumata nel 2021 ai prezzi del 2022 e il costo sostenuto per l’energia nel 2021 (cioè il valore dell’energia consumata nel 2021 ai prezzi del 2021);
– prestito non condizionato;
– non sono richieste garanzie e/o fideiussioni;
– erogato dalla banca di riferimento del richiedente;
– documentazione necessaria: bollette o altri attestati dei costi sostenuti per l’energia nel 2021 e 2022
(inclusivi di quantità consumate).
– la garanzia è fornita dal Fondo di Garanzia per la PMI (MedioCredito Centrale), con le stesse procedure
del Decreto Liquidità;
– le attività più piccole potranno avvalersi alternativamente di un grant fino a 3.000 euro, nei limiti in
termini di costi dell’energia definiti sopra.