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Social responsabili della salute mentale di bambini e adolescenti, 2 scuole di Seattle li portano in tribunale

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I social sono responsabili della precaria situazione mentale di bambini e giovani americani. Negli Stati Uniti si cerca di aprire una strada per trascinare in tribunale le grandi società tecnologiche come in passato era capitato con le industrie del tabacco, del petrolio, delle armi, degli oppioidi. Una strada che non sembra facile da percorrere in questo caso.

Le scuole pubbliche di Seattle, come riporta l’Associated Press, venerdì scorso hanno citato in giudizio i giganti della tecnologia che fanno capo a TikTok, Instagram, Facebook, YouTube e Snapchat, sostenendo che sono responsabili di un vero e proprio “disturbo pubblico” indirizzando i loro prodotti ai bambini. Il distretto scolastico del Kent, a sud di Seattle, ha intrapreso la stessa strada.

La Corte Suprema il mese prossimo ascolterà i loro argomenti ma la legge federale sembra aver fornito uno scudo alle società tecnologiche che non sarebbero responsabili dei contenuti divulgati dai singoli utenti.

Social, l’accusa degli istituti scolastici

Gli istituti scolastici addebitano ai social il peggioramento della salute mentale e dei disturbi comportamentali di bambini e ragazzi, tra cui ansia, depressione, alimentazione disordinata, cyberbullismo. Per le scuole diventerebbe così più difficile educare gli studenti, costringendole ad assumere ulteriori professionisti specializzati in salute mentale, sviluppare piani di lezione sugli effetti dei social media e fornire formazione aggiuntiva agli insegnanti. Con un evidente aggravio di costi.

I nostri studenti – e i giovani di tutto il mondo – affrontano difficoltà di apprendimento e di vita senza precedenti che sono amplificate dagli impatti negativi dell’aumento del tempo davanti allo schermo, dai ontenuti non filtrati e dall’effetto di potenziale dipendenza creato dai social – ha detto il sovrintendente di Seattle Brent Jones –Siamo fiduciosi che questa causa sia un passo significativo verso l’inversione di questa tendenza per i nostri studenti“.

La legge federale potrebbe le Big Tech?

La legge federale (Sezione 230 del Communications Decency Act del 1996)  aiuta a proteggere le società del web dalla responsabilità derivante da ciò che gli utenti pubblicano sulle loro piattaforme. Ma le cause legali sostengono che la disposizione, emanata prima ancora che nascessero i social media, non protegge il comportamento dei giganti della tecnologia in questo caso, visto che sono proprio i loro algoritmi a promuovere contenuti dannosi.

Questo è anche il problema della causa Gonzalez v. Google, che arriverà in discussione alla Corte Suprema il 21 febbraio. In quel caso, la famiglia di una donna americana uccisa in un attacco terroristico a Parigi nel 2015 sostiene che gli algoritmi di YouTube abbiano aiutato il reclutamento del gruppo criminale islamista.

Tristi e senza speranza

Se anche la decisione dell’Alta Corte stabilisse la responsabilità delle big tech, i distretti scolastici dovrebbero comunque dimostrare il ruolo concreto avuto dai social media nei casi specifici. La causa di Seattle afferma che dal 2009 al 2019, c’è stato in media un aumento del 30% del numero dei suoi studenti che hanno riferito di sentirsi “così tristi o senza speranza quasi ogni giorno per due settimane o più di fila” , tanto da cessare alcune tipiche attività che li vedevano protagonisti.

La denuncia si concentra solo su come i social media danneggiano i bambini, e potrebbero esserci prove di ciò“, afferma Eric Goldman, professore alla Santa Clara University School of Law nella Silicon Valley – “Ma ci sono anche molte evidenze che i social media avvantaggiano adolescenti e altri bambini. Quello che non sappiamo è come sarebbe il tasso di angoscia senza i social media“.

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Le società tecnologiche hanno insistito sul fatto che prendono sul serio la sicurezza dei loro utenti, in particolare dei bambini, introducendo strumenti per rendere più facile per i genitori conoscere le interazioni dei loro figli, rendere più cospicue le risorse per la salute mentale, migliorare la verifica dell’età e la misurazione dei limiti di tempo davanti allo schermo.

Impostiamo automaticamente gli account degli adolescenti come privati quando si iscrivono a Instagram e inviamo notifiche incoraggiandoli a fare pause regolari“, ha detto Anitigone Davis, responsabile globale della sicurezza di Meta – Non consentiamo contenuti che promuovono il suicidio, l’autolesionismo o disturbi alimentari e, tra i contenuti che rimuoviamo o su cui interveniamo, ne identifichiamo oltre il 99% prima che ci vengano segnalati“.

Conta solo il profitto

Una fonte che lavorava in Facebook, Frances Haugen, ha rivelato studi interni del 2021 che dimostravano come la società sapesse dell’influenza negativa di Instagram sugli adolescenti danneggiando le immagini che avevano del proprio corpo e aggravando disturbi alimentari e pensieri suicidi. Ha affermato che la piattaforma ha dato priorità ai profittirispetto alla sicurezza, nascondendo queste ricerche agli investitori e al pubblico.

Anche se i social media avvantaggiano alcuni studenti, ciò non cancella il grave danno a molti altri, ha detto Josh Golin, direttore esecutivo di Fairplay for Kids, un’organizzazione no-profit che lavora per isolare i bambini dalla commercializzazione e dal marketing.

I costi della salute mentale per gli studenti, la quantità di tempo che le scuole devono dedicare al monitoraggio e alla risposta ai drammi dei social media, sono esorbitanti“, ha detto Golin. “È ridicolo che le scuole siano responsabili dei danni causati da queste piattaforme di social media ai giovani. Nessuno sta vedendo il tipo di effetti cumulativi che i social media stanno causando”

Il concetto di “disturbo pubblico”

Entrambi i casi sono stati depositati presso la Corte distrettuale degli Stati Uniti a Seattle e si basano sulla legge statale sul disturbo pubblico, un concetto giuridico ampio e vagamente definito le cui origini risalgono almeno al 13 ° secolo in Inghilterra. Con il richiamo al disturbo pubblico l’industria del tabacco dovette sborsare 246 miliardi di dollari. La stessa legge è stata almeno in parte utilizzata per i contenziosi da parte di governi statali, cittadini, di contea che cercavano di ritenere le compagnie petrolifere responsabili dei cambiamenti climatici, l’industria delle armi per la violenza armata, l’industria farmaceutica per la crisi degli oppioidi. Gran parte del contenzioso è in corso.                                                    

Jolina Cuaresma, consulente senior per la privacy e la politica tecnologica di Common Sense Media, che mira a rendere i media più sicuri per i bambini, ha dichiarato di essere entusiasta di vedere un distretto scolastico presentare una denuncia di disturbo pubblico contro le aziende tecnologiche. “La gente si è stancata di aspettare che il Congresso faccia qualcosa“.

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