Default Italia? Negli ultimi giorni il nostro Paese viene insistentemente legato al possibile rischio di un crack con tutte le conseguenze del caso: alto debito pubblico e recessione arrivo. Bloomberg ha dedicato alla situazione un eloquente articolo dal titolo: “What Happens If Italy Slides Toward Default?”. Davvero l’Italia rischia il default?
Default Italia, i timori per il debito
Il crollo generale dei rendimenti dei titoli di Stato, causato dai continui timori per l’inizio di una recessione globale , non ha risparmiato nemmeno le obbligazioni italiane. Tanto che i tassi del Btp decennale sono scesi sotto la soglia del 4%. I fondamentali economici però sono quelli che sono, e la parola default continua ad essere associata all’Italia. L’articolo uscito su Bloomberg, a firma di David Powell e Jamie Rush va la discesa dei Btp concentrandosi sul debito italiano visto come il “tallone d’Achille dell’area euro” .
Finora all’Italia è andata bene visto che, negli ultimi anni, l’inflazione europea era molto bassa, cosa che ha spinto la Bce a lanciare massicci acquisti di asset (Btp compresi). Questi acquisti “hanno abbassato i costi di finanziamento del debito sostenuti dal governo italiano. E anche per un bel po’ di tempo, tanto che ci sono stati avvertimenti sul fatto che il valore del Btp fosse ormai gonfiato. Ma ora le cose sono completamente cambiate. La battaglia della Bce contro l’inflazione ha posto il debito italiano su una traiettoria insostenibile . E le cose potrebbero peggiorare visto che la Bce potrebbe avere difficoltà a risolvere da sola il problema”.
Rischio default, battesimo di fuoco per Meloni
Il risultato è che ” il nuovo governo d’Italia, con Giorgia Meloni in carica, si prepara a un battesimo del fuoco. Con i rendimenti in aumento (a parte la parentesi ribassista degli ultimi giorni, il trend dei tassi di interesse è in rialzo), il rapporto debito/PIL è destinato a salire a quasi il 190% entro il 2040, rispetto all’attuale 150 %. E fino al 215% nella peggiore delle ipotesi. Nel mese di gennaio (quando c’era ancora Draghi ), il rapporto era previsto in calo anche se di poco nello stesso lasso di tempo (da qui al 2040)”.

Per evitare il disastro e il conseguente default secondo l’articolo di Bloomberg “sarebbe necessario che l’ l’avanzo primario (la differenza tra entrate tributarie e spesa per investimenti e servizi pubblici) salisse al 3% del Pil, rispetto al disavanzo dell’1,8% di quest’anno. Questo richiederebbe l’applicazione di rigide misure di austerità cosa che difficilmente verrà accettata dagli elettori”. La stessa Commissione Europea, nelle sue ultime previsioni, ha confermato di non essere affatto ottimista sulla traiettoria del debito e del deficit dell’Italia.
Bruxelles prevede in questo contesto una spesa per interessi sul debito in crescita al 4% del PIL a causa di maggiori rendimenti sui BTP, un fattore che renderà difficile per il Consiglio direttivo della BCE concordare sulla sostenibilità del debito italiano, una condizione sine qua non per attivare il Tpi, il suo nuovo strumento anticrisi (noto in Italia come scudo anti-spread)
Rischio default, qualcosa in cambio
Bruxelles potrebbe rassicurare i mercati sulla sostenibilità del debito italiano, ma non senza ricevere qualcosa in cambio. Ad esempio, l’Ue potrebbe costringere il governo Meloni a tagliare la spesa pubblica . In questo caso l’Italia farebbe la sua parte e la Bce potrebbe essere convinta ad attivare a suo favore lo scudo anti spread. Un’altra opzione potrebbe essere quella di svalutare i BTP, con la conseguente ristrutturazione del debito pubblico italiano sarebbe una mossa choc per il sistema bancario italiano.
In tutto, aveva indicato Bloomberg, le banche italiane hanno più di 400 miliardi di euro di debito pubblico, il 15% del totale : il che significa che un’eventuale svalutazione dei BTP costringerebbe le banche stesse a varare nuove operazioni di ricapitalizzazione.
Debito in salita
Nell’articolo che associa l’Italia al rischio default, Bloomberg ricorda che “il debito italiano subirà un brusco balzo, con la scadenza dei vecchi Btp e l’emissione di nuovi titoli di Stato . Al momento Roma prevede interessi passivi pari a circa il 4,3% del Pil. Questa percentuale raddoppierà quasi all’8,2% entro il 2040 in uno scenario che utilizza le attuali aspettative di mercato per quanto riguarda l’andamento dei tassi di interesse.
E ovviamente – auspica Bloomberg – qualcosa dovrà cambiare prima di allora. Il nostro scenario di base vede l’Italia tornare a un avanzo primario dell’1,3% del PIL entro il novembre 2031, per poi mantenere tale valore fino al 2040. In media, nel periodo compreso tra il 2002 e il 2019, il valore dell’avanzo primario è stato dell’1,3%, ma quel periodo è stato caratterizzato da un lungo periodo di austerità fiscale che sarà ancora una volta difficile da rilanciare”.
“L’Italia dovrebbe quasi triplicare il suo avanzo primario al 3% del PIL, solo per stabilizzare il rapporto debito/PIL; e l’ultima volta che il Paese è stato costretto a stringere la cinghia in maniera vicina a quella descritta, i suoi elettori hanno respinto la figura di Mario Monti, inaugurando un lungo periodo di instabilità politica”.