La Bce alza ancora i tassi di interesse, tutto come previsto e confermato da tempo nel nostro blog.
La Bce aumenta i tassi di 75 punti base, anticipa che li alzerà anche nei prossimi meeting e, questa volta a sorpresa, non accenna ad alcun Quantitative tightening (Qt), ovvero la riduzione del portafoglio di bond del programma App (Asset Purchase Programme). E’ proprio il fatto che non sia stato apportato nessun cambiamento ai programmi di acquisto di asset piace ai mercati i quali dopo un’apertura negativa virano in rialzo mentre i rendimenti dei Btp scendono sotto al 4%, minimo da circa cinque settimane, e lo spread sul Bund scende al livello più basso da metà agosto a 205 punti.
La Bce insomma continuerà a reinvestire il capitale rimborsato del programma. Stesso discorso per il Pepp, il programma pandemico. Una decisione sarà presa nel Direttivo del 15 dicembre, ha spiegato la presidente Christine Lagarde.
Bce, terzo rialzo consecutivo
Quello odierno è il terzo rialzo consecutivo dopo quello di luglio (50 pb) e settembre (75 pb). I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale saranno innalzati rispettivamente al 2,00%, al 2,25% e all’1,50%, con effetto dal 2 novembre 2022.
Previsti ulteriori aumenti nelle prossime riunioni “per assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% a medio termine“. Esso definirà l’andamento dei tassi di riferimento in futuro in base all’evolvere delle prospettive per l’inflazione e l’economia, riflettendo un approccio secondo il quale le decisioni sui tassi vengono definite di volta in volta a ogni riunione.
Bce, inflazione ancora troppo alta
“L’inflazione continua a essere di gran lunga troppo elevata e si manterrà su un livello superiore all’obiettivo per un prolungato periodo di tempo“, afferma la Bce ricordando che “a settembre l’inflazione dell’area dell’euro ha raggiunto il 9,9%. Negli ultimi mesi l’impennata delle quotazioni dei beni energetici e alimentari, le strozzature dell’offerta e la ripresa della domanda dopo la pandemia hanno determinato una generalizzazione delle pressioni sui prezzi e un rialzo dell’inflazione“. La politica monetaria del Consiglio direttivo mira a ridurre il sostegno alla domanda e a mettere al riparo dal rischio di un persistente incremento dell’inflazione attesa