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Banche centrali, ancora aumenti dei tassi: fino a dove si spingeranno? Ottimismo per il 2023 – L’ANALISI

Banche centrali

Banche centrali, è in corso la manovra restrittiva più aggressiva e coordinata che si sia mai vista da decenni. La Federal Reserve ha aumentato i tassi ufficiali di 75 punti base, dopo l’analoga mossa della BCE la scorsa settimana. Oggi la Banca d’Inghilterra dovrebbe fare altrettanto. Fino a che punto le banche centrali si potranno spingere nella lotta all’inflazione? Questa l’analisi di Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments per cercare di capirne di più.

Usa, mercato del lavoro rimane delicato

Negli Stati Uniti, l’economia più importante al mondo, si sta verificando una strana combinazione di forze economiche. “Cercate la debolezza e la vedrete nel PIL, la misura più ampia dell’attività economica. Quest’ultimo, infatti, è cresciuto nel terzo trimestre del 2022, ma dopo due trimestri di contrazione. C’è una vera e propria recessione in atto nel mercato immobiliare, dove sia l’attività sia i prezzi stanno precipitando.  I dati dei sondaggi economici stanno crollando, ma questo è compensato dalla forza del mercato del lavoro che, secondo tutti gli indicatori, è in piena crisi.

Un basso tasso di disoccupazione significa aumento dei salari e degli affitti, le due più potenti e persistenti fonti di inflazione negli Stati Uniti. Venerdì verrà pubblicato il rapporto sul lavoro di ottobre e fino a quando non ci sarà un aggiornamento negativo sui posti di lavoro, la Federal Reserve, come le principali banche centrali, continuerà a esercitare pressioni sui rialzi. Da sempre riteniamo che per far scendere l’inflazione negli Stati Uniti sia necessaria una recessione.

Ciò comporterà una riduzione dei margini di profitto e un calo degli utili. Siamo nella stagione dei bilanci del terzo trimestre e il quadro generale è che le società stanno già lottando per soddisfare le aspettative degli analisti. Le prospettive per gli utili non sono buone. Gli investitori, tuttavia, si aspettano aggiornamenti deludenti”.

Banche centrali
Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments

Banche centrali, preoccupa l’inflazione

L’inflazione tedesca è salita all’11,6% in ottobre, ben oltre le aspettative. “La Banca Centrale Europea si trova ad affrontare un’economia che si sta indebolendo e un’inflazione elevata: un cocktail sgradevole per le banche centrali. Nel frattempo, nel Regno Unito, la BoE (Banca d’Inghilterra) deve agire in un contesto di incertezza fiscale. Riteniamo che adotterà la strada più facile e aumenterà i tassi in linea con il consenso – 75 punti base.

Ma l’economia del Regno Unito è già in difficoltà e l’improvviso aumento dei tassi ipotecari farà calare ulteriormente la spesa. I tassi rimangono bassi, anche se la BoE li spingerà al 3% come ci aspettiamo, l’era dei tassi d’interesse ultra-bassi è ormai alle spalle. E questo non è di buon auspicio per il mercato immobiliare”.

Ottimismo per il 2023

Al di là delle manovre delle banche centrali, le previsioni per il 2023 non sembrano però essere così fosche. “In generale, il contesto attuale è difficile per l’economia e per gli asset di rischio, ma osserviamo che i titoli azionari sono già scesi molto e gli investitori si aspettano una debolezza economica. È possibile che si verifichi un’ulteriore svendita degli asset di rischio, che potrebbe proseguire fino al 2023, ma che potrebbe rappresentare un’opportunità di acquisto”.

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